Sono più di 1.5 milioni gli studenti universitari iscritti in Italia, che in questo periodo di pandemia hanno visto il loro futuro farsi sempre più buio nell’indifferenza di molti. Sono state spese poche, pochissime, parole a favore di questa categoria di cittadini che vive sospesa nel silenzio.

Alcuni corsi non sono stati erogati, molti esami sono stati spostati, i professori si sono adattati alle nuove modalità di didattica che privano l’insegnamento della sua parta più bella: vedere gli occhi curiosi degli studenti, pronti ad essere accesi come fiaccole ed impazienti di diffondere il loro nuovo sapere. Qualche ateneo italiano sembra pronto a ripartire, si parla di esami in presenza già alla prossima sessione, in altre zone sembra che non si tornerà in aula prima di gennaio 2021. 

Tasse e affitti

Molta incertezza si presenta anche per quanto riguarda le spese che comporta il mondo universitario: parliamo di tasse e affitti. Diverse università hanno posticipato il pagamento delle tasse, offrendo, in alcuni casi, la possibilità di effettuarlo tramite due rate. Ma gli studenti stanno usufruendo solo di una piccola quantità dei servizi, nessuna riduzione di importo? Per non parlare degli affitti da sostenere per gli studenti fuorisede, che continuano a pagare i canoni nonostante le loro stanze siano vuote ormai da mesi. Ad oggi non è stata presa nessuna misura che regoli i contratti di affitto, l’unica speranza rimane la gentilezza del proprietario stesso. Inoltre, a chi ha la fortuna di avere il sostegno economico della famiglia, si affianca chi si paga gli studi lavorando. Non è in alcun modo possibile aiutare gli studenti in questo momento di difficoltà?

La lettera al Presidente Conte

Gli studenti dell’organizzazione Link uniscono le forze e scrivono una lettera diretta al Presidente Giuseppe Conte (peraltro Professore ordinario di Diritto); queste le loro parole «… ci rivolgiamo a lei anche come docente, perché sa fin troppo bene che il nostro sistema universitario versa in una grave situazione, vessato da oltre dieci anni di tagli, privatizzazioni e carenza di finanziamenti… La situazione che si profila all’orizzonte, nei prossimi mesi, ci preoccupa fortemente. Non solo per un futuro che sembra sempre più precario e incerto, ma perché già dal prossimo anno accademico decine di migliaia di noi saranno costretti ad abbandonare gli studi, smettendo di inseguire i propri sogni, le proprie aspirazioni e i propri progetti di vita…».

Le storie dall’Italia e non solo

Michela 22 | IULM Milano 

Michela frequenta il corso magistrale in Marketing, consumi e comunicazione all’Università IULM di Milano ed è una delle tante studentesse fuorisede che è tornata a casa. Il suo rientro era stato programmato prima dell’emergenza sanitaria e sarebbe dovuto durare un solo weekend, ma il lockdown l’ha costretta ad allungare la sua permanenza in assenza di vestiti, libri e computer, rimasti a Milano. Fortunatamente si è creata molta solidarietà tra gli studenti che hanno creato una rete di condivisione di appunti e dispense. Sono diverse le preoccupazioni di Michela, una delle maggiori riguarda tutte le opportunità che, dopo aver tanto sognato, vede allontanarsi a data per ora sconosciuta.

Carlotta 22 | UCPH Università di Copenaghen

Un anno fa Carlotta ha deciso di trasferirsi a Copenaghen per frequentare il master in Finanza e Investimenti. Quando la pandemia è scoppiata in Italia, il pensiero di raggiungere la sua famiglia si è fatto sempre più forte e la paura di trovarsi in un Paese di cui conosceva troppo poco l’aspetto sanitario l’ha convinta a far rientro a casa. Il viaggio non è stato affatto facile, dopo un volo per Vienna (uno dei pochi non cancellati) è subentrata la paura per la mancanza di treni. In seguito a diversi cambi e parecchie ore di strada, Carlotta è arrivata a Villach (ultima fermata possibile) da dove ha preso un taxi che l’ha portata direttamente al confine, che è stato attraversato a piedi. Accolta dall’esercito e dai carabinieri, è stata sottoposta a tutte le domande del caso ed essendosi appellata al diritto di rimpatrio ha potuto proseguire il suo rientro.

Valentina 23 | Università degli Studi di Padova

Dopo la laurea a novembre, Valentina non vuole perdere tempo e si iscrive subito al corso magistrale in Strategie di comunicazione presso l’Università di Padova. Assieme a una sua amica trova un appartamento e tutto sembra pronto per iniziare al meglio il secondo semestre, ma purtroppo quell’esperienza tanto attesa non l’ha potuta ancora vivere. Nonostante alcuni punti di forza della didattica a distanza, Valentina è certa che questa lontananza priva l’insegnamento di alcune sue componenti fondamentali. A gravare ancor più su questa situazione improbabile è la mancanza della socialità, che le lezioni online non saranno mai in grado di sostituire.

La testimonianza di Riccardo

Le parole di Riccardo, studente dell’Ateneo di Bologna, testimoniano la frustrazione provata da moltissimi ragazzi «…le nostre giornate trascorrono con la testa china sui libri, piegati sotto la luce di lampadine che ci fanno compagnia fino a tarda notte. Teniamo la faccia fissa su uno schermo per ore e ore per poter affrontare le lezioni che fino a qualche mese fa erano anche l’ora d’aria della nostra sessione: ci permetteva di mettere la testa fuori di casa, sgranchire le gambe per poter raggiungere l’Ateneo. In ogni caso, cambiare aria. Ora questo non ci appartiene più. L’aria rimane la stessa, viziata, e fra l’aula studio e l’aula lezioni ci sono 3 passi, quelli che servono per passare dalla scrivania di camera nostra alla libreria. Nessuna, nessuna parola su di noi, che in questo paese ci crediamo e a questo paese abbiamo affidato la nostra anima, la nostra mente, la nostra formazione, quello che siamo».