Che cos’è R0 e perché è così importante?
Sentiamo spesso parlare ai tg, sui social e sui giornali del fattore R0. Termine usato da molti, ma veramente conosciuto da pochi. Andiamo a vedere nel dettaglio cos’è e proviamo a fare qualche esempio per capire cosa c’entra R0 col nuovo coronavirus.
R0 (leggasi “erre con zero”) o numero di riproduzione di base, è un parametro epidemiologico, espresso in numeri, che viene utilizzato per descrivere la contagiosità e la trasmissibilità di un agente infettivo come ad esempio un virus.
Secondo l’istituto superiore di sanità (ISS) si definisce come il numero medio di infezioni secondarie prodotte da ciascun individuo infetto in una popolazione completamente suscettibile, cioè che non è mai venuta a contatto col nuovo patogeno emergente.
Che cosa significa questa definizione?
R0 in parole povere indica quante persone potrebbe potenzialmente infettare, un soggetto positivo ad una certa patologia. Se ipotizzassimo per una certa malattia R0 uguale a 2, significherebbe che una persona infettata da quest’ultima potrebbe infettare altre 2 persone, se R0 fosse 15 significherebbe che potenzialmente ne potrebbe infettare 15 e così via. È chiaro che più è alto il numero di riproduzione di base di un patogeno, più questo sarà contagioso e difficile da contenere.
Come varia R0?
R0 è un valore assolutamente NON fisso. Questo valore infatti varia per fattori biologici, sociali e ambientali; sostanzialmente varia in base alla popolazione di riferimento e all’ambiente in cui questa popolazione si trova ma anche a come si trasmette il patogeno ed altre caratteristiche della malattia stessa. Non in tutti gli stati la stessa malattia ha identico R0 e anche all’interno dello stesso stato si possono avere R0 differenti ad esempio a causa di diverse fasce climatiche o per i motivi più disparati.
Come interpretare R0 e che valore ha per il nuovo coronavirus?
Il valore di riferimento per R0 è 1. Se una malattia ha R0 minore di 1 possiamo dire che è poco contagiosa, perché diventa improbabile che un soggetto infetto trasmetta la sua malattia ad un soggetto sano; discorso diverso si ha se R0 è superiore ad 1, in questo caso infatti un soggetto infetto ne potrà contagiare altri che a loro volta potranno trasmettere la patologia ad altri ancora, creando il cosiddetto “focolaio epidemico”.
È molto difficile rispondere a questa domanda. Fino a qualche tempo fa R0 per il nuovo coronavirus era stimato tra 1,4 e 3,8 dall’OMS (valore alto se rapportato ad altre patologie comuni). Ad oggi sta calando ma non dobbiamo ancora abbassare la guardia. Se non ci proteggiamo potrebbero riaccendersi dei focolai epidemici ed il virus potrebbe tornare a diffondersi rapidamente.
Per fare qualche esempio; l’influenza stagionale ha R0 stimato a 1,3 (più basso del coronavirus) eppure moltissimi di noi, una volta all’anno, si ammalano di influenza. Possiamo anche fare un paragone con l’influenza spagnola, una pandemia influenzale che scoppiò tra 1918 e 1920 che aveva R0 di 2,1 (calcolato retrospettivamente). Un’altra malattia comune con cui è utile fare un paragone è il morbillo, il quale ha R0 stimato tra 12 e 17. Va aggiunto che per molte patologie con R0 superiore a quello dell’attuale coronavirus esiste un vaccino o delle cure più definite, anche e soprattutto perché sono malattie conosciute già da molti anni.